Nel corso del Novecento era stato registrato un aumento del quoziente intellettivo tra una generazione e l’altra. Oggi, stando all’analisi dei risultati di 730.000 test sul QI effettuati in Norvegia, sembrerebbe che i punteggi siano in calo dalla metà degli anni ’70.

L’effetto Flynn. Lo studio, che è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, mette in discussione il cosiddetto effetto Flynn, cioè il risultato di un’osservazione effettuata intorno agli anni ’80 dal neozelandese James R. Flynn. Secondo il ricercatore, il valore medio globale dell’intelligenza, valutata in base ai test del QI, sembrerebbe essere cresciuto in modo lineare, di circa tre punti per ogni decennio.

La fine della crescita. Nella nuova analisi condotta dagli scienziati norvegesi del Ragnar Frisch Centre of Economic Research, emerge che questo effetto avrebbe raggiunto il picco a metà degli anni ’70, per poi entrare in una fase di declino. Oggetto studio sono stati i testi di 730.000 ragazzi norvegesi compresi tra i 18 e i 19 anni, valutati per il servizio militare. Dalla ricerca è emerso che tra i nati dopo il 1975 è riscontrabile un calo di punteggi medi pari a 7 punti per ogni generazione.

Quali le possibili cause? Dalla ricerca emerge che il calo avviene anche all’interno delle stesse famiglie. Ciò significa che le ragioni non dovrebbero essere di carattere demografico, quanto, piuttosto, legate a cambiamenti di stile di vita e abitudini dei ragazzi. Il tipo di istruzione, cosa e quanto leggono, il modo di trascorrere il tempo libero, potrebbero essere tra gli elementi in cui individuare le ragioni del calo.

E se il problema fosse il test? Una possibile causa può anche essere ricercata nella mancata adattabilità del test del QI all’intelligenza moderna. Infatti, esso è capace di cogliere al meglio la cosiddetta intelligenza cristallizzata, cioè quelle forme di ragionamento basate su cultura generale e sull’ampiezza del vocabolario, a cui il sistema educativo moderno dà poca attenzione, preferendo puntare sull’intelligenza fluida, cioè la capacità di vedere nuove connessioni e trovare soluzioni originali e creative alle cose.