Vi hanno mai detto che la vostra predisposizione allo studio potrebbe proiettarvi ai massimi risultati accademici? O, al contrario, vi hanno mai detto che studiare non sembra proprio fare per voi e che dovreste dedicarvi ad altro?

E se vi dicessimo che, negli ultimi 5 anni, un gruppo internazionale di ricercatori ha lavorato per identificare delle varianti genetiche nel DNA umano che risulterebbero “predittive” del numero di anni di istruzione che ciascuno riceverà?

La ricerca è stata coordinata da Daniel Benjamin, dell’University of Southern California di Los Angeles. Il ricercatore ha da subito specificato che non si è trattato di identificare i cosiddetti “geni della scolarizzazione”.

I geni influiscono sui comportamenti? Sono state individuate molte varianti genetiche che sono attive nelle fasi di sviluppo cerebrale dell’embrione, ma anche in età adulta, e che partecipano alla creazione dei neuroni e di altre cellule cerebrali, con effetti sulle sostanze chimiche che essi producono e su come scambiano informazioni e si connettono. Sono varianti in grado di influire sulla biologia del cervello, che ricade sull’aspetto psicologico e quindi sui comportamenti.

Non sono i geni a decidere il percorso scolastico. Il ricercatore specifica, inoltre, che sarebbe scorretto sostenere che scegliere di continuare o interrompere gli studi sia “scritto nei geni”. Negli studi come quello appena pubblicato, ad essere indagate sono le varianti genetiche dell’intero genoma degli individui studiati. Ciò che si vuole provare a capire è se queste varianti siano mediamente associate ai livelli più bassi o ai livelli più alti del risultato sotto indagine.

Varianti valide solo come dati aggregati. Vi sono alcuni fattori, tra cui l’ambiente in cui si vive, per cui queste varianti, se prese da sole, hanno un effetto molto piccolo. Quando sono invece raccolte tutte insieme, sono in grado di spiegare l’11% della variabilità in scolarizzazione dell’intera popolazione oggetto dello studio.

A cosa serve questo tipo di studio genetico sul livello di istruzione? L’identificazione di fattori che possono predisporre a maggiori difficoltà scolastiche, potrebbe rivelarsi utile per applicare nuovi strumenti educativi capaci di ridurre il divario. Inoltre, lo studio potrebbe servire, come già successo in passato, a capire se le varianti, associate alla durata degli studi, siano anche in grado di prevedere altre condizioni come la predisposizione a disturbi dell’apprendimento, all’Alzheimer, a schizofrenia o alla longevità. Infine, potrebbe anche servire ad escludere l’apporto del fattore genetico dagli studi che si occupano di verificare l’efficacia di alcune politiche scolastiche di sostegno a chi fa più fatica.

Varianti che cambiano nel tempo. Fino a un secolo fa, il fattore che avrebbe maggiormente condizionato la durata degli studi, sarebbe stato senz’altro il numero di cromosomi X. Questo perché il tipo della società dell’epoca, complicava notevolmente le possibilità delle donne nell’accedere agli studi. Oggi lo studio richiede sempre una certa disponibilità a trascorrere molto tempo seduti e ad ascoltare gli insegnanti. Chi si stanca con facilità, magari è iperattivo e mal sopporta l’autorità, probabilmente resiste meno in un contesto scolastico.