Quante volte abbiamo sentito ripetere lo stesso ritornello “studiare il latino e il greco non serve più a nulla”? Be’, nessuna esclamazione può essere più sbagliata.

Giorgio Israel, professore ordinario dell’università “La Sapienza” di Roma, ha affermato: “se muore il liceo classico, muore il Paese”. Infatti, nonostante la tecnologia abbia ormai preso il sopravvento, la cultura classica rimane il mezzo migliore per leggere il passato e comprendere il futuro, imparando ad aprire la mente e a usare la logica.

Infatti, a partire dal punto di vista linguistico, tramite la traduzione di versioni di latino e di greco è possibile imparare e cimentarsi al meglio nella sintassi, l’analisi del testo e la capacità di ampliare il proprio lessico, aumentando la consapevolezza dell’origine delle parole che quotidianamente utilizziamo e che, il più delle volte, provengono da quelle lingue che tanto denigriamo.

Anche sotto il punto di vista sociale abbiamo ricevuto il più grande esempio di ordine e organizzazione della vita. Il progresso civile e sociale di queste popolazioni sono ancora alla base dei nostri principi repubblicani e i valori e le gesta degli uomini sono stati minuziosamente descritti dagli intellettuali latini e greci.

Quindi, studiare la letteratura, la lingua e la civiltà degli antichi significa innanzitutto capire e conoscere il valore e l’importanza delle proprie radici e cogliere anche i più sottili cambiamenti avvenuti nei secoli e la possibilità comparare quelli che eravamo e chi siamo diventati.